Lo scorso anno, alla vigilia della Santa Pasqua, la seconda che ci apprestavamo a vivere in lockdown, speravamo tutti che il 2022 ci avrebbe riservato un ritorno alla vita normale, una maggiore serenità e un rinnovato senso di umanità. Mai avremmo potuto immaginare che, a un anno di distanza, oltre a dover continuare a fronteggiare una pandemia globale, in Europa sarebbe potuta scoppiare una guerra cruda e spietata, che avrebbe provocato la distruzione di numerose città e la morte di troppi esseri umani.

Le immagini e le testimonianze che ci giungono giorno dopo giorno ci raccontano l’efferatezza dei combattimenti e la disumana crudeltà dei soldati nei confronti dei civili. Ordigni lanciati sugli ospedali, sulle persone in fuga, la violenza esercitata con i carri armati su anziani e bambini, le fosse comuni, i corpi martoriati e bruciati.

E, ancora una volta, il dramma delle donne e del ricorso allo stupro come arma di guerra. Nelle fosse comuni sono state trovate donne e bambine con inequivocabili segni di violenza sessuale, e sebbene molti siano restii a parlarne, si moltiplicano le testimonianze di coloro i quali hanno visto o subito tali atti ignobili.

Queste storie ci raccontano episodi drammatici di donne violentate dai soldati russi davanti ai propri figli e poi uccise o, viceversa, di bambine abusate davanti alle madri, di donne incinte violate per strada, di donne sfregiate o uccise dopo giorni e giorni di violenze fisiche, e di donne che sono state prelevate e rapite mentre si trovavano in casa.

Crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale che barbaramente continuano a essere perpetrati nei territori occupati e ai quali nel futuro i responsabili dovranno rispondere davanti al mondo intero.

Ma intanto, in questa settimana così particolare del calendario cristiano, la guerra e la violenza non si fermano, e si uccide senza badare ad altro.

L’appello accorato da parte della società civile globale che chiede di porre fine al conflitto e l’invito di Papa Francesco che durante la Domenica delle Palme è tornato a invocare una tregua per la settimana Santa sembrano scivolare via inascoltati.

Si ripongano le armi, si inizi una tregua pasquale. Ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere, no. Una tregua per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato, disposti anche a qualche sacrificio per il bene della gente. Infatti che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?” ha affermato il Papa all’Angelus in Piazza San Pietro.

Pasqua significa letteralmente “passaggio”, dalla morte alla vita attraverso la resurrezione. Le mie preghiere oggi non possono che essere rivolte alla speranza che questo conflitto e queste violenze possano fermarsi per una tregua pasquale.