Gli avvenimenti che nelle ultime settimane hanno sconvolto le dinamiche internazionali e che ci hanno catapultato indietro nel tempo della Guerra Fredda, segnano questi nostri giorni e le immagini giunte dalla zona di conflitto ci rendono vicini con il cuore e con la mente alla popolazione ucraina.

In occasione della Giornata Internazionale delle Donne non posso non pensare alle donne ucraine che, disperate e con le lacrime agli occhi ma con tanta forza e dignità, prendono in braccio i loro bambini e fuggono verso un rifugio sotterraneo, una metropolitana, verso il confine, mentre alle loro spalle esplodono i colpi dei missili. Donne che si voltano consapevoli di lasciare compagni, fratelli e figli che restano per combattere, e che non sanno se rivedranno mai più. Donne uccise mentre cercavano di fuggire dalle città e dalle gelide pianure dell’inverno ucraino. Donne che hanno deciso di restare e di prendere le armi per difendere la propria realtà, che combattono nelle file della resistenza. Donne che, all’interno del Paese o fuori dai confini, resteranno nell’attesa e nella speranza di riabbracciare i loro cari prendendosi cura dei figli, che rappresentano il futuro del Paese.

La nostra attenzione, in questi giorni inevitabilmente focalizzata sull’Ucraina, non deve però farci dimenticare tutte quelle donne che si trovano coinvolte nelle altre zone di conflitto o nelle aree di crisi del mondo, come in Yemen, Etiopia, Sael, Nigeria, Afghanistan, Siria, Libia, Sudan, Haiti e Myanmar. Donne spesso dimenticate che da anni vivono in condizioni inimmaginabili e di cui il mondo occidentale parla molto poco.

E ancora tutte quelle donne che si trovano ai confini del mondo e che rischiano la vita per oltrepassare una frontiera, attraverso un braccio di mare su imbarcazioni di fortuna per bussare alle porte dell’Europa, lungo la via del deserto, a Matamoros, al confine tra il Messico e gli Stati Uniti o tra la Turchia e la Grecia, cercando di fuggire da condizioni di conflitto, violenza e povertà.

Donne ferite nel corpo e nell’anima che resistono coraggiosamente alle bombe, agli spari, all’erosione della propria libertà per mano di regimi e gruppi oscurantisti, al gelo e al caldo soffocante dei viaggi intrapresi, vittime di rapimenti e stupri di guerra, vittime di tratta.

In questi giorni difficili e imprevedibili, a tutte noi donne spetta il compito di contribuire a costruire un futuro migliore nel quale la nostra capacità di amare, la nostra resilienza e la nostra generosità siano il terreno fertile per l’educazione di giovani donne e uomini affinché siano scongiurate violenze e disparità che quotidianamente si consumano in qualsiasi angolo del mondo.