In questi giorni di speranza in cui ci prepariamo insieme a celebrare le festività, per la prima volta dopo gli intensi anni di pandemia con la possibilità di stringerci ai nostri cari, viviamo con la consapevolezza che in troppi angoli del mondo il Natale non assicurerà la pace che tanto abbiamo auspicato nel corso di quest’anno. E anche per noi, in Europa, le difficoltà legate alle crisi, ci portano a vivere un Natale più instabile e con molti dubbi per il futuro.

Si preannuncia un Natale di guerra per l’Ucraina. Dopo 10 mesi dall’inizio del conflitto non è prevista alcuna tregua per i giorni che verranno nell’agenda politica di questa terrificante guerra. A nulla sono valsi gli accorati appelli della politica e quelli degli esponenti religiosi: le armi continueranno a colpire città, paesi, case, famiglie sul territorio ucraino cancellando, di fatto, quello che è il senso del Natale.

Sono giorni difficili anche per le donne in Iran, private della libertà e dei diritti fondamentali e schiacciate dalla violenza fisica e morale di un sistema che intende censurarne il corpo e la mente.

Sarà ancora l’ennesimo Natale in cui bambini, donne e uomini si troveranno al freddo e al gelo tra le acque del Mediterraneo rischiando la propria vita per cercare di raggiungere un’Europa cieca e sorda che continua a fingere di non vedere, che continua a considerare esseri umani in pericolo di vita come merce sgradita litigando sul paese di accoglienza e di collocazione.

E che Natale sarà per tutte le persone che hanno la sfortuna di vivere in un Paese martoriato dalla guerra, dalla violenza, dalle persecuzioni e dalla povertà? Per le famiglie Rohingya apolidi che sono nei mega campi del Bangladesh e nell’isola di Bashan Char? Per quei bambini che nella loro vita non hanno mai vissuto un Natale fuori da una fredda baracca tra il fango dei campi profughi? Per coloro i quali continueranno a essere oggetto di violenza e molestie nei centri libici? Per coloro i quali si troveranno da soli, dimenticati?

In questi giorni mi chiedo dove sia finita la nostra umanità. Dove abbiamo dimenticato quel sentimento di umana solidarietà che, nel periodo delle celebrazioni natalizie, dovremmo sentire ancor più forte nei nostri cuori. Il regalo più grande che possiamo farci è quello di ritrovare la nostra umanità assopita dai mille impegni e dalle distrazioni quotidiane, di una vita che abbiamo vorticosamente ripreso a pieno ritmo, troppo spesso richiudendoci nel nostro mondo, nel nostro giardino, senza guardare altrove.

Auspico per tutti noi di riscoprire l’umanità più profonda e di far sì che il nostro pensiero e le nostre azioni siano sempre portatrici di pace e unione, di aiuto e di speranza.

Vi auguro di trascorrere un Sereno Natale e che il nuovo anno che si appresta a cominciare possa essere migliore per ciascuno di noi!