Il calore dell’abbraccio dei nostri cari, l’intimità del focolare domestico, il senso dell’appartenenza a una comunità che ci circonda, sono i doni essenziali di questo periodo natalizio.
Purtroppo, però, non tutti hanno la possibilità di avere, sia a Natale che nella quotidianità, una famiglia o dei cari al loro fianco.
Il senso del Natale è accoglienza, calore, inclusione e condivisione.
Ecco perché, in questo periodo, dovremmo interrogarci su cosa possiamo fare a Natale per chi ne ha più bisogno.
Come trascorrono il Natale le persone sole? Chi vive ai margini della società, gli invisibili, chi non ha una fissa dimora, coloro i quali si trovano nei centri per le persone migranti, o chi si trova in viaggio nel freddo dei confini innevati?
Spesso un semplice gesto di condivisione e di inclusione può fare la differenza.
Un concetto che sta alla base del progetto di accoglienza in famiglia lanciato da MOAS a Malta per sostenere i cittadini di Paesi terzi. Attraverso questa iniziativa, mettiamo in contatto le persone migranti con famiglie residenti a Malta disposte a ospitarli e sostenerli. Un progetto che si basa sul principio del do ut des. L’obiettivo è quello di facilitare l’integrazione e l’inclusione a lungo termine affinché possa realizzarsi lo sviluppo e l’indipendenza delle persone migranti in uno scambio proficuo per l’intera comunità.
Il mio pensiero va a tutte quelle persone migranti che, a causa dell’assenza di rotte migratorie sicure e legali, sono costrette ad affrontare il Natale tra gli stenti, in viaggio per chilometri nei deserti africani, nei centri di detenzione libici, tra le onde del mare, al gelo al confine con l’Europa e in ogni confine del mondo che separa e divide.
La donna incinta che ha perso la vita al confine tra la Bielorussia e la Polonia una manciata di giorni fa è l’ultimo affronto a questo Natale, un triste episodio che ci mette di fronte al paradosso di un’Europa cristiana, di una comunità che partecipando alla messa del Santo Natale rinnova il mistero della vita e, al contempo, permette che una madre e un bambino possano morire al freddo e al gelo.
Una madre e un bambino che avrebbero potuto rappresentare la nascita del Gesù Bambino che tutti noi ci apprestiamo ad attendere.
Le parole di Papa Francesco, pronunciate a Lesbo qualche giorno dopo, esprimono con forza questo sentimento: “quante madri incinte hanno trovato in fretta e in viaggio la morte mentre portavano in grembo la vita. La Madre di Dio ci aiuti ad avere uno sguardo materno, che vede negli uomini dei figli di Dio, delle sorelle e dei fratelli da accogliere, proteggere, promuovere e integrare”.
In occasione di questa ricorrenza, torno a invocare l’adozione di Vie Sicure e Legali che esistono su carta ma che non vengono implementate e una politica di accoglienza e di integrazione più umana, affinché nessuno possa più mettere a repentaglio la propria esistenza perché costretto a fuggire da fame, violenze e discriminazioni alla ricerca di un futuro migliore.
Buon Natale a tutti!