L’escalation delle ultime 48 ore ci coglie con preoccupazione e ci lascia senza fiato dinanzi alle immagini e alle testimonianze che ci giungono dall’Ucraina. L’attacco dell’intero Paese da parte della potenza russa, il primo nel cuore dell’Europa che ci riporta alla memoria le vicende della Seconda Guerra Mondiale e le dinamiche della Guerra Fredda, ci colpisce da vicino e ci pone vecchi timori e nuovi interrogativi.

Attacchi via terra e via mare, bombardamenti aerei in tutto il Paese, case sventrate, infrastrutture distrutte. Quella a cui stiamo assistendo è l’ennesima guerra inutile che mieterà vittime innocenti, che lascerà tanti bambini orfani e che priverà tante famiglie dei loro cari. Sono passati soltanto due giorni e già la lista degli obiettivi civili distrutti, dei feriti, dei morti e di coloro i quali tentano disperatamente di abbandonare tutto e fuggire dal Paese è tremendamente lunga. Con oltre 854.000 ucraini sfollati interni, si stima che nelle prossime settimane 5 milioni di civili potrebbero essere costretti a fuggire dal Paese in cerca di salvezza, senza menzionare le 100.000 persone già evacuate dalle regioni di Donetsk e Luhansk. Chi pagherà questa presa di potere imperialista è la popolazione che perderà tutto quello che ha.

E poco importa della situazione pandemica che stiamo attraversando, è un attacco che non tiene conto di quanto accaduto in questi ultimi due anni, delle condizioni critiche e instabili di quell’area e dell’intero pianeta, ancora oggi alle prese con difficoltà mediche e sanitarie che non sono finite.

Mentre l’Europa vedrà in questo conflitto un ulteriore elemento di destabilizzazione, sia in termini di politica internazionale che di sicurezza interna, sia in merito alle questioni energetiche che a quelle migratorie, dovrà scomodamente interrogarsi sulla posizione da tenere in questo conflitto, tra minacce di attacchi fisici, cibernetici e spaziali.

Il mio appello, alla luce degli avvenimenti più recenti, è quello di difendere la legittima sovranità dell’Ucraina, di continuare a procedere sulla via della diplomazia e del negoziato per evitare conseguenze ancora più catastrofiche, di impegnarsi nella ricerca della pace, di interrompere la spirale di distruzione e di morte e di avere memoria del passato affinché tragici errori non vengano ripetuti nei giorni a venire.

Tutti noi possiamo fare la nostra parte stringendoci attorno alla popolazione ucraina contribuendo a dar loro voce e a sostenere gli aiuti umanitari in loro favore, rivolgendoci agli Stati limitrofi affinché tengano aperte le frontiere in entrata, per permettere alla popolazione ucraina di mettersi in salvo, e in uscita, consentendo al personale umanitario di accedere in Ucraina. Il nostro sostegno e la nostra solidarietà non possono non arrivare anche alla popolazione russa che sta manifestando il proprio dissenso contro questa ingiustificata guerra rischiando arresti e torture.

Mi unisco, inoltre, alle parole pronunciate da Papa Francesco durante l’ultimo Angelus rivolto a “credenti e non credenti, a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra”.