Lo scorso 30 settembre sono stata invitata a prendere parte al Catholic Business Leader Symposium organizzato dalla Loyola University of New Orleans e dalla Xavier University of Louisiana. Il convegno, al quale hanno partecipato eminenti rappresentanti della Chiesa Cattolica e importanti personalità accademiche, è stato dedicato al ruolo attribuito dalla Chiesa agli imprenditori e all’importanza delle loro azioni. La presenza del Cardinale Peter Turkson e delle importanti parole che ha speso durante l’incontro hanno fornito una valenza ancora più significativa alle giornate dedicate alla discussione di un argomento che spesso non viene affrontato all’interno del mondo cattolico. Parlare di business, imprenditoria e ambito umanitario sembra quasi un tabù, sia dentro che fuori il mondo cristiano, argomenti spesso considerati tra loro inconciliabili. Non per ultimo l’importanza di condurre un confronto tra persone con un background variegato, sia da un punto di vista formativo-professionale che culturale-geografico, unendo insieme voci provenienti da continenti diversi.

Nei tre giorni dedicati al convegno, i partecipanti hanno contribuito a proseguire quell’opera di destigmatizzazione avviata negli ultimi anni, mettendo in rilievo il valore positivo del business nei confronti del sociale. Prendendo spunto dalle più recenti e importanti dichiarazioni e pubblicazioni della Chiesa Cattolica, da “La vocazione del leader d’impresa. Una riflessione” alle Encicliche “Laudato Si” e “Fratelli Tutti”, l’incontro ha messo in evidenza l’importanza di quella che è stata definita la “vocazione imprenditoriale” nel contesto dell’attuale mondo globalizzato per l’applicazione e la diffusione dei principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa.

A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”(Luca 12-48). Questo il principio cardine dal quale il dibattito ha avuto inizio per poi toccare i principali doveri ai quali, secondo la Chiesa, deve ispirarsi l’operato di ogni uomo e di ogni donna che si occupano di affari. Soddisfare i bisogni del mondo con beni che possano essere utili a fare del bene, essere ispirati dallo spirito di solidarietà, avere a cuore i bisogni delle persone più vulnerabili, agendo nel rispetto della dignità umana, del principio di sussidiarietà e della partecipazione sostenibile. Secondo la Chiesa, coloro i quali, nelle loro attività economiche e lavorative, sono ispirati da principi etici e sociali, possono offrire un importante contributo attivo al bene comune del mondo.

Non soltanto come possibilità, ma come dovere di agire per aiutare gli altri, perché essere cristiani ha delle implicazioni sociali. Un principio ancor più valido e urgente nell’attuale complicato contesto globale, dove le crisi umanitarie non conoscono tregua e dove l’esclusione e le diseguaglianze diventano sempre più  incolmabili, mentre le guerre e il cambiamento climatico producono migliaia di vittime e sfollati.

Il mio intervento, in qualità di Direttrice e co-fondatrice MOAS, è stato una testimonianza diretta, un case study, di ciò che gli imprenditori e gli uomini di affari possono fare per alleviare le sofferenze delle persone migranti nel mondo. Quando io e la mia famiglia abbiamo sentito il peso della nostra responsabilità morale ed etica di agire e di prenderci cura di coloro i quali attraversavano in cerca di salvezza quello specchio di mare in cui ci trovavamo, rischiando la propria vita, non siamo riusciti a fermarci. La fondazione di MOAS ha cambiato la nostra vita e ha messo a disposizione degli altri le nostre risorse, le nostre competenze e tutte le nostre energie.

Da quel momento siamo diventati una grande famiglia, e insieme ai nostri sostenitori, ai donatori e allo staff, ci siamo presi di cura di migliaia di bambini, donne e uomini in pericolo nel Mar Mediterraneo e nell’Egeo, di persone in fuga dalle persecuzioni in Myanmar con cliniche mediche e con corsi per la riduzione dei rischi legati agli annegamenti e al pericolo degli incendi. In Yemen e in Somalia consegniamo integratori nutrizionali e farmaci salvavita per i bambini colpiti da malnutrizione acuta, forniamo cure mediche di emergenza e aiuti farmaceutici in Ucraina e abbiamo sviluppato progetti innovativi per le persone migranti a Malta. Portiamo avanti una campagna per le #VieSicureELegali affinché le persone non siano costrette a mettere in pericolo la propria vita alla ricerca di un futuro migliore, in fuga da guerre, povertà, torture e abusi. Siamo convinti che si possa raggiungere il Paese di accoglienza in maniera sicura, senza finire tra le mani dei trafficanti di essere umani.

Insieme abbiamo raggiunto grandi traguardi, alleviato la sofferenza e salvato la vita di molte persone, abbiamo dato loro una voce e una possibilità che altrimenti non avrebbero avuto e sono felice di essere stata invitata a condividere la nostra storia affinché possa essere di ispirazione per tutti coloro che hanno le risorse e gli strumenti per poter tendere alla mano a chi ne ha più di bisogno.

Non avrei avuto la possibilità di prendere parte a questo importante incontro se non avessi avuto la fortuna di conoscere Padre Nathan O’Halloran, e successivamente il Dottor Jose Bautista. I miei ringraziamenti vanno anche al Rettore del Loyola’s College of Business, al Dottor Michael J. Naughton, che ha coordinato il panel, al Rev. Dr. Robert Gahl, a Peter P. Finney Jr. e a tutti i relatori che ho conosciuto nel corso dell’evento.

#NessunoSiSalvaDaSolo