Il 25 aprile è una data che, per me, non rappresenta solo un anniversario, ma è il momento in cui la memoria e la storia si intrecciano profondamente con la nostra identità collettiva. È il giorno che celebra la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, il giorno in cui milioni di persone, giovani e adulti, hanno scelto di lottare per un’Italia più giusta, democratica e libera. Per chi ha vissuto quel periodo, il 25 aprile è un atto di resistenza alla tirannia e al fascismo, ma è anche un monito che non possiamo mai dare per scontata la libertà conquistata con sacrificio.

Per me, questa giornata ha un significato ancora più profondo perché sono cresciuta in una famiglia che portava dentro di sé due memorie contrastanti. Da un lato, c’era la memoria di chi aveva vissuto e sofferto sotto il fascismo, e dall’altro, quella di chi, durante gli anni del dopoguerra, aveva visto in quella stessa memoria un simbolo di divisione. In casa mia si cantavano entrambe le canzoni: da una parte Giovinezza, l’inno del regime fascista, e dall’altra Bella ciao, la canzone della Resistenza.

Quando ero bambina, non mi rendevo conto del peso che queste canzoni portavano con sé. Le ascoltavo senza paura, con la spontaneità che solo un bambino può avere, senza pensare a quale parte della storia o della politica rappresentassero. Crescendo, ho capito quanto quelle canzoni raccontassero non solo la storia del nostro Paese, ma anche le tensioni che hanno segnato e che segnano ancora oggi le nostre famiglie. Nonostante tutto, entrambe le melodie hanno fatto parte della mia infanzia, senza che mi creassero conflitti interiori. Anzi, con il tempo ho imparato a comprendere la bellezza di questa diversità, di questa condivisione di memorie e simboli che, seppur contrapposti, appartengono alla stessa storia.

Il 25 aprile non è solo la celebrazione di una vittoria contro l’oppressione, ma è anche il giorno in cui decidiamo di riconoscere, senza paura e senza vergogna, tutte le sfumature della nostra storia. Oggi, quando guardo alla canzone Bella ciao, sento una forte emozione, perché è il simbolo di un popolo che ha lottato per la propria libertà, per la democrazia e per un futuro migliore. Ma allo stesso tempo, riconosco che anche Giovinezza è parte di quella storia, e la comprensione della nostra memoria non può prescindere dalla consapevolezza di ciò che siamo stati, nel bene e nel male.

Crescere in un contesto in cui le divisioni politiche e ideologiche erano così forti mi ha insegnato che la vera forza sta nel conoscere e accettare le diverse voci che compongono la nostra identità. Non serve scegliere una parte dell’identità nazionale e rimuovere l’altra: è solo confrontandoci con la complessità che possiamo veramente capire chi siamo e da dove veniamo.

Oggi, come adulta e come italiana che vive lontano dalla sua terra, il 25 aprile è per me il momento in cui posso veramente sentire il peso della nostra libertà, un valore che non va mai dato per scontato. Quella stessa libertà che i partigiani hanno difeso con le loro vite, che i nostri genitori e nonni ci hanno insegnato a rispettare e che noi, oggi, dobbiamo essere pronti a difendere. Perché ogni generazione deve scegliere di stare dalla parte della libertà, non solo celebrandola, ma anche difendendola ogni giorno.

La mia esperienza personale, fatta di voci diverse e contrapposte, mi ha insegnato che la memoria non deve dividerci, ma unire, perché solo così possiamo davvero guardare al futuro con gli occhi della consapevolezza. Ricordare il 25 aprile oggi è un atto di responsabilità verso chi ha sacrificato la propria vita per darci la possibilità di vivere in un mondo libero e democratico, ma anche un impegno a non dimenticare mai quanto fragile sia la libertà e quanto vada sempre tutelata.

Così, mentre canto Bella ciao, mi ricordo di tutti quelli che hanno scelto di combattere per un’Italia migliore. E, allo stesso tempo, riconosco che anche la memoria di Giovinezza ha fatto parte del nostro cammino, anche se dolorosamente. Non si tratta di scegliere da che parte stare, ma di essere consapevoli di ogni parte della nostra storia, perché è solo attraverso questa consapevolezza che possiamo costruire un futuro più giusto, più inclusivo e, soprattutto, più libero.