
In occasione del Giorno della Memoria, mi fermo a osservare il vagone FS Italia 7666 esposto in Piazza Bra a Verona. Questo vagone, identico a quelli utilizzati tra il 1943 e il 1945 per deportare uomini, donne e bambini verso i campi di sterminio, è un simbolo tangibile della tragedia della Shoah. È un ricordo che non si spegne, che ci invita a riflettere sul passato, ma soprattutto a interrogarci sul presente: come possiamo fare in modo che atrocità simili non si ripetano?
Nell’ impegno con il MAEC (Mediterranean Aid Station), mi confronto quotidianamente con la sofferenza di chi fugge da guerre e persecuzioni. Salvare vite in mare e accogliere chi ha perso tutto non è solo un atto di solidarietà, ma una difesa della dignità umana. È un impegno morale che afferma che nessuna vita deve essere messa in secondo piano.
Eppure, per costruire un futuro migliore, la memoria non può rimanere relegata al passato. Deve diventare una forza che ci spinge ad agire. Raccontare storie come quella del vagone FS 7666 non significa solo ricordare, ma educare le nuove generazioni a comprendere che l’odio, la violenza e l’intolleranza non nascono all’improvviso. Sono il risultato di indifferenza e paura. La memoria, quindi, non può essere passiva: deve tradursi in azioni concrete, deve ispirare scelte, impegno e coraggio.
Ogni volta che il vagone viene esposto, sento la responsabilità di fare di più. È un simbolo che non parla solo del passato, ma ci ricorda che la storia può ripetersi. Ogni giorno vediamo crescere muri, esclusioni e vite lasciate alla deriva. Oggi più che mai, ricordare significa agire. Significa denunciare l’odio, combattere l’indifferenza, difendere chi ancora oggi subisce ingiustizie e discriminazioni.
Il vagone FS 7666 è un simbolo che ci unisce, ma anche un monito. Non basta ricordare. Dobbiamo fare in modo che la memoria diventi un ponte verso il futuro, un futuro in cui educare le nuove generazioni al rispetto, alla solidarietà e al rifiuto dell’odio è la chiave per costruire una società migliore.
Come diceva Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.” Conoscere è il primo passo per cambiare. Sta a noi scegliere di non voltare lo sguardo, ma di essere parte di un impegno collettivo per un domani in cui la dignità e i diritti di ogni persona siano sempre rispettati.