Il 27 Marzo a Valletta si è tenuta la seconda edizione del forum MOAS XChange dove sono state discusse possibili alternative legali e sicure alla rotta migratoria attraverso il Mediterraneo.

Dalla sua creazione come risposta della società civile alle morti in mare, MOAS ha tratto in salvo 33.000 persone ma siamo consapevoli che è arrivato il momento di trovare nuove ed affidabili soluzioni all’attuale catastrofe umanitaria.

Il nostro panel era formato da professionisti di alto livello nel settore delle migrazioni: Oliviero Forti (Caritas Italiana), Cesare Giacomo Zucconi (Comunità di Sant’Egidio), Kahin Ismail (Rappresentante UNHCR a Malta), Alganesc Fesseha (Associazione Ghandi) e Jeff Crisp (Refugee Studies Centre).

Marina Lalovic, una giornalista che fa base a Roma, ha moderato la discussione e si è presentata raccontando la sua esperienza e ricordando quando è dovuta scappare dalla Serbia durante il regime di Milosevic.

Subito dopo Charles Scicluna, Arcivescovo di Malta, ha preso la parola per benedire il pubblico e la missione MOAS 2017. Ha anche benedetto la bandiera di San Pietro e Paolo che è tornata dalla città di Colonia dove l’avevamo lasciata lo scorso Gennaio come simbolo dell’amicizia fra la Germania e il Mar Mediterraneo. L’Arcivescovo ha invitato tutti a rispondere alla domanda: perché le persone devono morire in mare? Non devono. Ogni forma di vita inizia in mare pertanto speriamo che inizi anche una nuova stagione di speranza e compassione.

Visto che il 25 Marzo si è celebrato l’anniversario della firma del Trattato di Roma che ha fondato la Comunità Europea, ci si è concentrati anche sulle politiche migratorie dell’UE che ad oggi non hanno garantito nessuna effettiva soluzione al fenomeno migratorio.

L’Ambasciatore olandese a Malta, Joop Nijssen, ha sottolineato che servono politiche UE a lungo termine per combattere il crescente populismo insieme alle preoccupazioni e alle paure che dilagano in Europa. Nonostante le sfide poste dalle migrazioni, è fondamentale salvaguardare i diritti umani di base e dare sostegno alle persone vulnerabili. Ha anche riconosciuto il ruolo fondamentale del team MOAS nel diminuire le morti in mare e chiesto soluzioni comuni a livello europeo che implichino la cooperazione di tutti gli Stati Membri.

Immediatamente dopo l’Ambasciatore Italiano a Malta, Giovanni Umberto De Vito, ha espresso tutto il suo sostegno per la nostra prossima missione MOAS sottolineando anche il ruolo di primo piano svolto dall’Italia all’interno dell’attuale crisi umanitaria tramite il salvataggio e l’accoglienza di migranti e rifugiati. Nonostante il grande impegno dimostrato fino ad oggi bisogna mettere in campo al più presto una strategia comune per condividere le responsabilità fra gli Stati Membri e ripristinare un comune sentimento di solidarietà.

Sua Eccellenza Marie-Louise Coleiro Preca, Presidente di Malta, ci ha onorati della sua presenza con un discorso che ha ricordato come la migrazione riguardi bambini, donne e uomini che cercano un luogo sicuro dove vivere. Visto che le persone sono costrette a usare vie illegali, finiscono nelle reti dei trafficanti cui affidano la propria vita. Particolare attenzione è stata anche dedicata a “donne e ragazze, vittime di violenza sessuale e forme di schiavitù contemporanee” e che “costituiscono circa metà di rifugiati e sfollati”.

 “Nessun essere umano deve avere paura di essere discriminato e a nessuno va impedito il godimento delle nostre libertà e dei nostri diritti universali”

H.E. Marie-Louise Coleiro Preca, Presidente di Malta

In generale tutti i membri del panel erano d’accordo sul fatto che i corridoi umanitari devono essere attivati prima possibile per distruggere il business dei trafficanti e dare alle persone vie legali e sicure che evitino il fatale viaggio via mare.

Cesare Giacomo Zucconi, di Sant’Egidio, ha portato la propria esperienza in merito alla creazione dei corridoi umanitari ribadendo come “I rifugiati non sono un pericolo. Sono IN pericolo”. Inoltre, ha condiviso con noi una strategia in 7 punti che Sant’Egidio vuole attuare. Questa strategia si baserà sulla cooperazione fra società civile -con un ruolo di primo piano- e istituzioni; procedure rapide per lo scrutinio dei candidati antecedenti il trasferimento; schemi per l’integrazione che prevedano accesso all’istruzione e all’occupazione; capacità di individuare i soggetti più vulnerabili e reagire rapidamente in presenza di casi medici urgenti; iniziative autofinanziate che non necessitano aiuti statali.

Un approccio simile è stato descritto da Oliviero Forti, Caritas Italiana, che ha ribadito la necessità di una soluzione politica per eliminare i fattori alla base della migrazione e la reazione positiva della società civile rispetto all’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo, citando il modello canadese di sponsorship come un modello di successo.

Kahin Ismail, rappresentante dell’UNHCR a Malta, ha anche espresso pieno sostegno ai corridoi umanitari.

Alganesc Fessaha, Associazione Gandhi, ha raccontato la propria esperienza in paesi quali Sudan ed Egitto, presentando i corridoi umanitari come un modo per evitare che le persone muoiano o vengano torturate in mare o nel deserto. E alla domanda sul loro futuro, ha risposto che “quello dei corridoi umanitari è un futuro luminoso”.

Prima che terminasse la prima parte del forum, abbiamo visto il video messaggio di Mario Giro, Sottosegretario agli Esteri, che ha espresso assoluto apprezzamento per le attività MOAS e ha chiesto a tutti di contribuire alla soluzione dell’attuale crisi umanitaria.

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La seconda parte della discussione è stata dedicata a capire il modo di replicare gli schemi già disponibili per i corridoi umanitari e Jeff Crisp, Refugee Studies Centre, ha invitato a guardare alle esperienze del passato citando la crisi in Vietnam e sottolineando che occorre tener presenti vari fattori del paese ospitante per poter replicare un modello in modo efficace.

Prima di concludere il forum, Simon Busuttil, leader dell’Opposizione, ha preso la parola per sottolineare il ruolo positivo svolto dalla società civile come dimostrato dalla missione MOAS. La migrazione è un tema controverso e i governi sono fondamentali per la creazione delle soluzioni ultime al fenomeno. Nessun paese è abbastanza grande da potervi far fronte da solo. Per questo motivo occorre mettere la società civile in condizione di progettare alternative fattibili in cooperazione con le autorità ufficiali. Infine, gli Stati Membri europei devono lavorare congiuntamente per individuare una soluzione comune.

Personalmente sono assolutamente convinta che i corridoi umanitari al momento siano il miglior punto di partenza per sradicare le reti criminali ed evitare che i trafficanti sfruttino speranze e paure dei nostri fratelli e sorelle che fuggono da insostenibili violenze in cerca di un luogo sicuro.