Oggi si festeggia la Festa della Mamma.

Vorrei cogliere questa ricorrenza per celebrare le madri di tutto il mondo e, in modo particolare, tutte quelle che, sfidando i propri limiti, trovano il coraggio di superare ostacoli insormontabili.

Madri coraggiose che oltrepassano i confini, attraversano montagne, deserti, mari, fili spinati tenendo tra le braccia piccole creature, spinte dal desiderio e dalla speranza di salvare e di dare un futuro ai propri figli. Madri che vogliono scongiurare che i figli possano subire le violenze e le atrocità sperimentate nel loro paese di provenienza. Una forza motrice che soltanto l’amore di una madre può spiegare.

Madri che sono rimaste nel loro Paese e che inermi continuano ad aspettare notizie dai propri figli in viaggio, dei quali spesso non sapranno più nulla o dei quali conosceranno la sorte da un messaggio o da una telefonata e che dovranno attendere a lungo prima di poterli riabbracciare.
Madri che ogni giorno camminano per chilometri, tra le aride aree rurali o tra le macerie delle città martoriate dalle guerre, per poter offrire ai loro figli cibo e acqua.

Donne che sono diventate madri contro la loro volontà a causa degli abusi subiti durante il viaggio, che hanno avuto negata la realizzazione di una maternità all’interno di un cammino di amore e di famiglia, che qualche volta hanno abbracciato e amato i figli nati da tale situazione, ed altre hanno dato in adozione i nascituri per l’insostenibilità del dolore provato.

Donne che non sono madri ma che nel viaggio lo sono diventate perché hanno preso sotto la propria ala protettrice bambini che avevano perso i genitori.

Le madri che ho incontrato e continuo ad incontrare a bordo delle imbarcazioni nel Mediterraneo e nell’Egeo o sulla terraferma in Bangladesh e in tanti altri viaggi, delle quali continuo ad ascoltare le storie e con le quali scambio abbracci e sorrisi. Un pensiero per queste madri, donne, che purtroppo hanno dimenticato cosa significa ricevere un gesto gentile che, trattenendo lacrime e paure, sono state costrette a trasformarsi in eroine, costanti fonti di speranza e di sicurezza per la loro famiglia, costrette a dover affrontare situazioni inenarrabili mostrandosi sempre tenaci e fiduciose.

Tutte noi madri, pur non avendo mai vissuto tali situazioni, dovremmo riuscire a comprendere il dolore e il coraggio necessari per proteggere i propri figli da ogni avversità perché l’istinto materno non ha colore.

In questo mese di maggio che, oltre a celebrare la Festa della mamma, è dedicato alla Madonna, la prima donna che ha portato in grembo un bimbo rifugiato, il mio augurio è che ognuna di noi possa contribuire a salvare vite umane con il proprio talento e ad alleviare le sofferenze delle madri di tutto il mondo.

Today we celebrate Mother’s Day.

I would like to take this opportunity to celebrate mothers around the world and, in particular, all those who find the courage to overcome insurmountable obstacles and challenges.

Brave mothers who cross borders, pass through mountains, deserts, seas, barbed wire, holding little ones in their arms, driven by the desire and hope to save their children and give them a future. Mothers who want to protect their children from the violence and atrocities experienced in their countries of origin. A driving force that only a mother’s love can explain.

Mothers who have remained in their countries of origin, and continue to wait for word from their children on the road, of whom they will often know nothing, or whose fate they will know through a message or a phone call, who will have to wait too long before they can hug their children again .

Mothers who every day walk for miles, through arid rural areas or the rubble of cities devastated by war, in order to bring their children food and water.

Women who have become mothers against their will because of abuse suffered along their journey, who have been denied the realisation of motherhood as a celebration of love and family, who have embraced and loved the children born in these situations or have put their babies up for adoption because the pain was too great to bear.

Women who were not mothers, but have become mothers along their journey because they have taken under their wing children who had lost their parents.

The mothers I met and continue to meet on board ships in the Mediterranean and Aegean, in Bangladesh and on many other journeys, whose stories I listen to and with whom I exchange hugs and smiles. A thought for these mothers, these women, who have forgotten what it means to receive a kind gesture, who, holding back tears and fears, are forced to become heroines, a constant source of hope and security for their family, facing unspeakable horrors while outwardly displaying tenacity and faith.

Every mother, whether or not she has experienced such situations, should be able to understand the courage needed to protect children from any adversity, because maternal instinct has no colour.

In this month of May that – in addition to marking Mother’s Day in many countries around the world – is dedicated to the Virgin Mary, the first woman who carried a refugee child, my wish is that each one of us can contribute to saving lives and alleviating the suffering of mothers around the world.