L’Atlantic Council Freedom Award è un riconoscimento per individui e organizzazioni che difendono e portano avanti la causa della libertà nel mondo al fine di rafforzare la leadership transatlantica su valori globali. Il premio è stato inaugurato nel 2009, 20 anni dopo la caduta del muro di Berlino e mirava a riconoscere l’impegno per raggiungere la pace, mettendo fine alla Guerra Fredda. Nella sua prima edizione, fra gli altri è stata premiata Hilary Clinton a nome del popolo americano. Tre anni dopo, nel 2012, il premio è stato assegnato a Emma Bonino, Vice-Presidente del Senato e membro dell’Arab Democracy, mentre nel 2016 il riconoscimento è andato al coraggio dimostrato dagli Elmetti Bianchi Siriani per il loro impegno a salvare le persone dalle macerie.

Quest’anno il premio è stato assegnato a MOAS per il nostro impegno a salvare vite umane in mare e diminuire l’impatto dell’attuale crisi umanitaria. È stato un grande onore e un privilegio ricevere questo importante riconoscimento, attestando l’importanza della nostra missione pionieristica che è stata d’ispirazione per molti altri.

La stessa sera sono state premiate altre quattro persone: Ani Choying Drolma, una monaca buddhista nepalese famosa per il suo impegno umanitario in particolare per aumentare la scolarizzazione fra le ragazze; Daniel Fried, ex Ambasciatore degli Stati Uniti in Polonia che è uno dei diplomatici in servizio da più tempo; Zbigniew Brzezinski, Consulente per la Sicurezza Nazionale durante la Presidenza di Jimmy Carter, e MOAS, l’unica ONG sul palco.

Nostra figlia Maria Luisa si è recata a Varsavia e ha ricevuto il premio a nome di tutto il team MOAS. Prima del suo intervento, è stato proiettato un videomessaggio da parte della Presidente di Malta Marie Louise Coleiro Preca e un video di presentazione delle attività MOAS in mare. Il premio è stato conferito da Stephen J Hadley, che è stato consulente per la sicurezza nazionale durante l’amministrazione di George W. Bush.

Maria Luisa ha iniziato con una panoramica sugli attuali flussi migratori, le cui conseguenze sono davanti ai nostri occhi quotidianamente. Nel mondo ci sono oltre 65 milioni di persone forzatamente sfollate e un allarmante tasso di decessi in mare. Pertanto, nel 2013 la nostra famiglia ha deciso di investire denaro, passione, energia e risorse per contribuire a salvare persone in pericolo in mare.

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MOAS è la prova che tutti possiamo fare qualcosa per evitare quella che Papa Francesco definisce “globalizzazione dell’indifferenza”: ciascuno di noi può far sì che il mondo non anneghi in un mare di indifferenza mentre le nostre sorelle e i nostri fratelli perdono la vita per mettersi al sicuro da guerra e violenza.

MOAS non è stata un’avventura semplice, ma la nostra grande famiglia che ci sostiene da tutto il mondo non si è mai pentita di essere stata in prima linea durante questa crisi umanitaria che sembra una “crisi di umanità”.

Con la creazione di MOAS, inoltre, volevamo spostare l’attenzione di media e organizzazioni umanitarie dalla terra al mare e fornire un esempio da seguire. Per questo siamo felici di constatare che molte altre organizzazioni hanno seguito il sentiero che abbiamo tracciato e si sono unite al nostro impegno per salvare chi si trova in pericolo in mare.

Dal suo esordio nel 2014 abbiamo tratto in salvo ed assistito oltre 39mila bambini, donne e uomini e siamo pronti a fare ancora di più! È arrivato il momento di andare oltre e far tesoro di quanto imparato finora per ampliare la nostra missione. Le operazioni SAR sono essenziali per evitare le morti in mare, ma nel lungo termine vogliamo metter fine ai viaggi della morte attraverso l’apertura di corridoi umanitari nei paesi di origine e di transito.

I corridoi umanitari -uniti a politiche di redistribuzione e ricollocamento- non sono soltanto uno strumento per evitare le morti in mare, ma anche un modo per evitare che le persone affidino la propria vita ai trafficanti.

Non possiamo più restare a guardare. Non possiamo girarci dall’altro lato e far finta che questa crisi umanitaria non ci riguarda. Ci riguarda eccome!

E MOAS ha ricevuto questo prestigioso premio perché, di fronte alle sfide poste dalla migrazione, abbiamo deciso di guidare una comunità che sceglie il coraggio al posto dell’apatia e dell’inazione.

 

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