Le alluvioni avvenute di recente in Germania e in Belgio ci ricordano che gli annegamenti strettamente legati alle cause climatiche non sono soltanto un rischio che riguarda le popolazioni più vulnerabili del sud del mondo ma ciascuno di noi.

Secondo i dati forniti dal Global Report on Internal Displacement, nell’ultimo decennio il cambiamento climatico ha costretto una media di circa 26,4 milioni di persone all’anno ad abbandonare le proprie abitazioni, i propri villaggi e i propri Paesi a causa di fenomeni atmosferici violenti, tempeste, alluvioni, inondazioni, monsoni, uragani, tsunami o siccità.

Quasi tre quarti dei rifugiati climatici di tutto il mondo si trovano nell’Asia Orientale e nell’area del Pacifico.

Nel più grande campo profughi del mondo, in Bangladesh, eventi monsonici e ciclonici sempre più violenti mettono a rischio la popolazione rifugiata Rohingya, costretta a fuggire dal Myanmar a causa delle violenze subite.

Secondo l’ultimo rapporto MOAS circa 20 bambini sono morti per annegamento negli ultimi due anni nel campo di Cox’s Bazar, quasi uno al mese. L’annegamento oggi rimane una minaccia persistente per i bambini che giocano nelle pozze d’acqua dei campi, per chi lavora nell’industria della pesca locale e per chi continua a scappare dal Myanmar.

Dal 2019, con il Flood and Water Safety Training, MOAS fornisce competenze base di salvataggio in acqua ai rifugiati Rohingya e alla popolazione locale. Sono molto orgogliosa dell’impegno del team MOAS, dei nostri partners e dei volontari che sostengono e portano avanti tali attività di fondamentale importanza.

Il corso sulla sicurezza in acqua, però, è solo una parte della soluzione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, a tal proposito, invita le parti coinvolte, governi, organizzazioni internazionali non governative, enti di beneficenza e gruppi della società civile, a lavorare insieme per mitigare i rischi causati dall’annegamento invitando alla programmazione e alla creazione di misure come le barriere di sicurezza, di normative relative alle imbarcazioni e alla navigazione, di programmi educativi sulla sicurezza in acqua, corsi di nuoto e corsi per affrontare i rischi causati dalle alluvioni.

La prima Giornata Mondiale per la Prevenzione degli Annegamenti, istituita dall’ONU il 25 luglio e dedicata al tema “Tutti possono annegare, nessuno dovrebbe”, è un passo importante per la creazione e la diffusione della consapevolezza relativa a questa minaccia mortale. Non possiamo più permetterci che bambini, donne e uomini perdano drammaticamente la vita in tal modo. Affinché questo non avvenga è necessario che gli Stati sviluppino una visione più ampia e adottino un differente approccio nella definizione delle politiche ben diverso da quello messo in atto fino a oggi.

Con MOAS siamo stati testimoni oculari della disperazione, della vulnerabilità e delle torture che le persone subiscono prima di intraprendere la traversata verso l’Europa, una delle più rischiose rotte migratorie del mondo, dove troppe persone migranti hanno perso la vita per annegamento.

#NobodyDeserveToDieAtSea – Nessuno merita di morire in mare è l’hashtag che abbiamo lanciato nel 2014, quando abbiamo avviato la prima missione per la ricerca e il soccorso delle persone migranti nel Mediterraneo.

Non possiamo più ignorare la responsabilità della politica nell’assenza di canali migratori sicuri e legali che permettano alle persone che fuggono dalle loro terre di raggiungere un altro Paese. Se vogliamo prevenire ulteriori morti per annegamento abbiamo bisogno di empatia e lungimiranza e di scelte politiche che contribuiscano a creare un mondo in cui nessuno debba essere costretto a mettere in pericolo la propria vita.

Per maggiori informazioni sulle attività condotte da MOAS e sulla nostra campagna #VieSicureELegali visita il sito https://www.moas.eu/it/